Storia dell’Utopia. Un percorso didattico (1982/83)
Come ricordavo in un precedente post
“la scuola difficilmente riesce a mantenere memoria delle sue attività e percorsi didattici, cui si aggiunge la scarsa cura dei suoi archivi. … In solaio ho un certo numero di questi materiali realizzati nelle classi dell’Indirizzo Scienze Umane e Sociali dell’Istituto Cobianchi nelle quali ho insegnato, per cui non penso sia inutile digitalizzare e postare alcuni di quelli che mi sembrano più significativi. Con l’avvertenza che vanno letti collocandoli non solo nel contesto didattico di quei corsi sperimentali ma anche in quello culturale e delle conoscenze dell’epoca.”
Il materiale che riporto è stato realizzato nella classe 5^ di Scienze Umane e Sociali (1982/83)[1] e, per quel che mi riguarda, ha rappresentato la prima esperienza di un approfondimento monografico articolato in un percorso introduttivo dell’insegnante, in successivi lavori di gruppo e in approfondimenti individuali[2]. Materialmente il lavoro presentato all’esame era composto di tre fascicoli: il primo (Note critiche) contenente le lezioni dell’insegnante e le relazioni dei lavori di gruppo, gli altri due (Schede analitiche) contenenti 58 schede di lettura realizzate individualmente dagli allievi sulla base di una griglia predisposta.
Storia dell’Utopia. Note critiche
INDICE
I – L’UTOPIA COME GENERE E COME METODO
1» Nascita e significati del termine pag. 1
- Il genere letterario ” 2
- Tipologia ” 3
- Utopia mitica ” 3
- Utopia mistico-profetica o escatologica ” 4
- Utopia assoluta ” 5
- Utopia classica ” 7
- Utopia etnografica e naturalistica “ 9
- Utopia libertina ” 10
- Utopia spaziale ” 11
- Utopia metafisica ” 11
- Fanta-utopia o utopia temporale ” 12
- Programma utopico ” 14
- Ucronia ” 15
- Utopia negativa ” 16
4. La mentalità utopica “ 18
5. Utopico e utopistico ” 19
6. Lo Spirito dell’utopia ” 20
BIBLIOGRAFIA ” 22
II – LE ARTICOLAZIONI TEMATICHE
1 Generi letterari e utopia ” 24
- Generi letterari ” 24
- Fantasy ” 25
- Fantascienza ” 27
BIBLIOGRAFIA ” 29
2. Utopia e psicanalisi ” 30
- Il simbolismo dell’utopia ” 30
- Eros e utopia in Marcuse ” 33
BIBLIOGRAFIA ” 36
3. Prigioniera in utopia ” 37
- Donne e utopia ” 37
- Mentalità utopica all’interno del femminismo ” 41
BIBLIOGRAFIA ” 42
4. Educazione ed utopia ” 43
a) Il pensiero utopistico ” 43
b) Utopia e pedagogia: caratteri generali e sviluppo storico 44
c) La pedagogia “collettivistica” di Makarenco ” 48
BIBLIOGRAFIA ” 52
- Utopia, violenza e totalitarismo ” 53
- La posizione di Popper ” 53
- La posizione di Baczko ” 54
- Il totalitarismo sovietico nell’analisi di Baczko ” 58
BIBLIOGPAFIA ” 58
L’UTOPIA COME GENERE e COME METODO
Aspetti generali
(Note introduttive dell’insegnante)
- Nascita e significato del termine
“Libretto veramente aureo e non meno utile che piacevole sull’ottima forma di Stato e sulla nuova isola di Utopia composto da Thomas More, personaggio insigne per fama e sapere, cittadino e sceriffo della nobile città di Londra”.
È con questa opera, editata Lovanio nel 1516, che compare per la prima volta il termine UTOPIA. La parola deriva dal greco “0U TOPOS” e significa, letteralmente, “non-luogo”, nessun luogo, cioè luogo inesistente ed immaginario. Ma, già negli anni immediatamente successivi, si sviluppò una contesa di tipo filologico; infatti alcuni umanisti, vicini al More, ritennero che l’“U” iniziale non fosse la contrazione della negazione “0U” che solitamente si premette alle forme verbali e non ai sostantivi (la forma corretta sarebbe “A-TOPIA”), ma la contrazione di “EU” (felice): perciò utopia come “luogo felice”. Nell’edizione di Basilea del 1518 questa duplicità di significato è sottolineata con l’aggiunta ai materiali introduttivi, probabilmente per opera di Pietro Gilles, di:
Sei versi sull’isola di Utopia
Del Poeta Laureato Anemolio,
Nipote di Itlodeo per parte di sorella
“Gli antichi mi chiamarono Utopia per il mio isolamento; adesso sono emula della repubblica di Platone, e forse la supero (infatti ciò che quella a parole ha tratteggiato, io sola lo attuo con le persone, i beni, le ottime leggi), sicché a buon diritto merito di essere chiamata EUTOPIA”.
Al di là della disputa etimologica, che comunque ci fa intravedere due campi semantici possibili (e probabilmente complementari), il procedimento dell’Utopia consiste nel rappresentare (in genere con ampia e “realistica” ricchezza di particolari) uno stato di cose fittizio (in genere un’unità socio-politica.: Stato, Città, ecc.) come realizzato in modo concreto:
- come strumento di analisi critica nei confronti della realtà sociale e politica esistente;
- per prospettare un ordinamento socio-politico giusto e razionale.
Talora questo ordinamento descritto viene interpretato come progetto astratto di difficile o impossibile realizzazione: il “nessun luogo” appunto inteso come rappresentazione puramente fantastica. II termine utopia e l’aggettivo utopistico assumono così, particolarmente nel linguaggio comune, una connotazione prevalentemente negativa.
Ad esempio un certo Sir Thomas Smith, nel 1625, definiva in questo modo l’Utopia: “vana immaginazione, fantasia di filosofi per occupare il loro tempo ed esercitare il loro ingegno“. È proprio la violenza ricorrente di questi attacchi all’utopia (testimoni fra l’altro del suo continuo riemergere in forme nuove), che ci spinge sulla strada della ricerca, dell’analisi e dell’interpretazione delle caratteristiche di una forma di pensiero che non costituisce solo un genere letterario o politico-filosofico, ma una delle forme di rappresentazione intellettiva presente soprattutto laddove si esprime una volontà di critica e di trasformazione.
2. Il genere letterario
Thomas More, non solo ha coniato il termine, ma ha precisato (anche se non fondato) i caratteri del genere letterario.
Non è solo la finzione del luogo a caratterizzare il modello dell’utopia; il NOVUNQUE, il “nessun luogo” è infatti categoria comune a tutta la letteratura che, per la sua natura necessariamente metaforica, allegorica, deve procedere a manipolazioni della realtà anche quando la tematica è di tipo realistico.
Il genere letterario utopistico si basa su uno schema ricorrente abbastanza preciso che possiamo così riassumere:
Il NARRATORE è un viaggiatore (in UTOPIA si arriva soltanto con un viaggio più o meno lungo, più o meno inframmezzato da difficoltà, tempeste, ecc.) oppure un naufrago; non è pertanto un eroe attivo, ma uno che “si ritrova” in una situazione su cui non può esercitare alcun potere. Non è quindi un personaggio nel senso classico della narrativa, cioè un elemento trainante (o ostacolante) di un processo di trasformazione. Egli arriva in Utopia con una precisa connotazione culturale che è incongrua, che si contrappone alla realtà del luogo; è insomma il rappresentante dell’altro mondo (il qui ed ora del lettore) e su questa base e con questa ottica descrive in modo accurato, con un alto grado di specificazione, il nuovo mondo di Utopia. La narrazione pertanto è priva di avvenimenti (processo di trasformazione in una o più sequenze), ma si giocai tutta sulla sfasatura fra i due luoghi cioè sulla irriducibile differenza fra il qui del lettore e il là del non luogo. Il qui del lettore spesso non è neppure enunciato, talora appena accennato, ma è comunque costantemente presente come sottinteso critico delia narrazione. II “non-luogo” permette cioè di vedere con occhi diversi il mondo quotidiano in cui si è immersi.
In alcuni casi può entrare in gioco anche la variabile tempo (passato mitico o futuro più o meno prossimo) ed allora si rende evidente il rapporto di progenitura dell’utopia con la fantascienza.
3. Tipologia
All’interno del genere possiamo individuare molteplici varianti. Non si tratta solo della naturale variazione di un genere letterario (e, perciò, di una tradizione letteraria) dovuta alle diverse individualità creative degli autori; si tratta molto spesso anche di una trasformazione e una caratterizzazione che, in epoche storiche diverse e di fronte a realtà modificate, il pensiero utopistico ha subito e che si riflette sul genere letterario corrispondente. L’emergere e il prevalere di una determinante tipologia (per esempio l’utopia negativa in questo secolo) va cioè per lo più collegata ad un ambito storico-culturale preciso.
Nell’analizzare sinteticamente le diverse tipologie, sia per motivi di chiarezza, che per fornire un agile strumento di lettura delle opere utopistiche, ci soffermeremo comunque in modo prevalente sugli aspetti formali e tematici.
Una indagine storico-culturale (per esempio l’utopia nell’età illuministica) può eventualmente avvenire successivamente alla lettura e all’analisi di un certo numero di testi dell’epoca (o delle epoche) che si desidera prendere in considerazione. (…)
Il fascicolo completo è visionabile > qui <
Storia dell’Utopia. Schede analitiche
Sono state selezionate e reperite cinquantotto opere utopistiche e sulla base della griglia fornita dall’insegnante gli studenti individualmente hanno analizzato i testi ed elaborato le relative schede.
Una selezione di dodici schede[3] è visionabile > qui <.
[1] La stessa classe che aveva partecipato alla Ricerca sulla popolazione anziana di Verbania.
[2] In questo caso il lavoro è stato realizzato all’interno del Corso di Filosofia, successivamente per questo tipo di attività presentate all’Esame di Stato, è prevalso l’approccio pluridisciplinare, con un progetto realizzato da più insegnanti: cfr. > qui <.
[3] Non era pensabile scansionare e riprodurre i due interi fascicolo (272 pagine complessive; 144 e 128). La selezione (sei dal primo e sei dal secondo fascicolo) ha optato per una scheda per allievo. Inoltre, a parte il doveroso richiamo di Thomas More, in linea di massima ho preferito richiamare autori e/o opere non particolarmente note.